Riflessione di Giorgio Campanini sui nuovi stati generali del cattolicesimo politico


Riflessiva lettera di Giorgio Campanini al Direttore di "avvenire" Marco Tarquinio
Caro direttore,
il vivace dibattito in corso sul rapporto fra cattolici e politica in Italia – tema che ha conosciuto una significativa ripresa in relazione ad autorevoli riflessioni del presidente della Cei, cardinale Bassetti, e al quale anche 'Avvenire' sta dando da tempo spazio – si è espresso con una serie di interessanti interventi, senza che tuttavia sia stato, a giudizio di chi scrive, messo a fuoco il problema centrale, e cioè quali sono le vie da percorrere per questa sorta di nuova 'discesa in campo'? Le molte e importanti prese di posizione che questo giornale ha registrato non hanno sciolto questi dubbi, e dunque pare non inutile riprendere i termini essenziali del problema.
Due sono le vie che i cattolici in passato hanno percorso – e che in futuro potranno percorrere – per dare il loro contributo al Paese-Italia: la via (seguita in una lunga stagione dall’Opera dei Congressi) del «pre-politico», e cioè dell’azione in campo sociale, con l’attivazione di cooperative, la costituzione di casse rurali, la nascita di organizzazioni sindacali di ispirazione cattolica, e via dicendo; e la via, per una breve stagione avviata dal Partito Popolare di don Luigi Sturzo e poi, con ben altra fortuna, ripresa dalla Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi, del partito politico di ispirazione cristiana. Questa scelta – nei nuovi scenari di inizio del XXI secolo – sta ancora dinanzi a noi ed è necessario, a nostro avviso, che i cattolici italiani che intendono impegnarsi nel sociale prendano la loro decisione: tenendo presente che, quando ci si orienti a una azione propriamente partitica, si propone il problema se disperdersi – a seconda dei propri riferimenti valoriali – oppure concentrarsi prevalentemente in un partito (non necessariamente di dichiarata ispirazione cristiana). Se si imbocca questa seconda strada – come personalmente riterrei opportuno – si pone e si porrà il problema di individuare la forza più vicina (o meno lontana) dai valori di cui i cattolici sono portatori, e lì combattere la battaglia per una buona politica a servizio del Paese e che tragga la sua ispirazione dalla Parola evangelica e dalla tradizione del cattolicesimo sociale. Né dovrebbe destare scandalo il fatto che dalla stessa ispirazione ideale possano nascere, sul piano della prassi politica, diverse scelte di campo sull’uno o sull’altro dei problemi che la società italiana deve affrontare: ferma restando, comunque, la fedeltà ad alcuni fondamentali valori etici (dal rispetto della vita, al riconoscimento dei diritti della famiglia, a una piena libertà religiosa, e così via).
Come operare questa non facile scelta? Ad avviso di chi scrive sarebbero auspicabili dei veri e propri 'Stati generali' del cattolicesimo italiano – sotto l’egida di autorevoli punti di riferimento e non mettendo in campo direttamente l’episcopato – quale potrebbe essere, secondo una proposta da me e da altri già avanzata, una Fondazione che dovrebbe costruire le basi ideali e culturali di una nuova presenza dei cattolici nella società italiana: luogo, auspicabilmente, di incontro di tutti i cattolici impegnati nel sociale, indipendentemente dalle diverse opzioni politiche. Ma, per dare un 'colpo d’ala' a una querelle che rischia di essere ripetitiva e stantia, occorre offrire uno sbocco a un dibattito che rischia altrimenti di essere condannato alla sterilità. Come dicevano gli antichi, Hic Rhodus, hic salta: oggi e qui sta il problema, oggi e qui dovrebbe essere cercata e trovata la sua soluzione.

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